Se osservo dall’alto il nostro territorio, in ogni senso, il mio occhio vigile mi fa cogliere svariate prove della frattura ormai quasi insanabile fra la vita dell’uomo e l’ambiente fisico.
Si vive sempre più in ristrette aree metropolitane e si è fatta avanti una civiltà così sofisticata e così disumana da insegnare all’uomo i modi e le forme di risiedere in un ambiente senza dipenderne. Chi mai avrebbe potuto solo pensare, fino a 50-60 anni fa, di edificare la propria casa senza l’impiego di materiale prodotto nel territorio, di arredarla con mobili fabbricati altrove, di riscaldarla e di illuminarla con materiali, strumenti ed energie reperiti fuori?
Siamo talmente distaccati dal nostro ambiente che per viverci non ci avvaliamo più del rispetto e del buonsenso, ma di atti amministrativi che impongono divieti, che sanciscono pene e infliggono condanne.
Per assurdo, sta prevalendo il gusto museografico del territorio che deve essere sempre pulito, verde, boscato, rispetto invece alla volontà del riuso e del recupero dell’esistente per riavvicinare l’uomo alle proprie origini.
L’ambiente, specie quello montano, andrebbe riletto non solo come grande contenitore di ricchezze da salvare ma, soprattutto, come universo da attivare, elaborando progetti esecutivi che emergono dallo slancio ideale di far rifiorire la vita e le attività.
La nostra collina potrebbe rinascere nelle sue località più impensate per dare risposte ed occasioni di lavoro a “genti” della pianura ma specialmente ai giovani, altrimenti destinati a fuggire per sempre dal proprio habitat e ad ingrossare i gruppi umani già troppo densamente popolati negli spazi ristretti delle città del mondo.
Inoltre, una riappropriazione emotiva oltreché razionale del nostro Appennino che ha generato l’antichissima e nobile civiltà dei “saperi”, riporterebbe l’uomo ad una dimestichezza ancestrale con le materie ed i mestieri figli di questo territorio.
Se volete, possiamo iniziare un dibattito su queste considerazioni ed iniziare a progettare un futuro senza mascherine.